Season Rewind: Valentino Rossi, ultimo dei primi o primo degli altri?
22.12.2013 20:15
Quarta puntata del season rewind: Valentino Rossi. Difficile dare un guidizio che esprima bene la sua stagione, piena di "vorrei ma non posso" legati ad una moto che per stare con le Honda è (giustamente) cucita su Lorenzo e che Rossi non "veste" come lui, i postumi dell'esperienza Ducati e, soprattutto, l'età che avanza (ma che a molti altri piloti ha causato prestazioni molto peggiori).
Fin dai test di Valencia Rossi è un continuo punto interrogativo: da subito vicino a Lorenzo, ma meno costante e rapido di lui nella messa a punto. Il primo segnale negativo arriva nei test di Austin, con un Rossi (e una Yamaha) lontanissimo, anche se il lampo di Jerez de la Frontera rimette di nuovo la palla al centro.
Si giunge così al Qatar. Rossi è sempre in scia a Lorenzo, il disastro arriva in qualifica, con la terza fila. Ma la sera successiva il Dottore, letteralmente, risorge: parte alla rimonta, rischia il contatto con Pedrosa e torna dietro, dopo diversi giri inizia una rimonta furiosa che lo porta a recuperare oltre 3 secondi su Crutchlow, Marquez e Pedrosa: il primo, nel tentativo di resistergli in staccata, va fuori pista. Infine viene piegato l'esordiente Marquez, e arriva il secondo posto: il distacco da Lorenzo (6 secondi) non è mai sembrato così piccolo.
il risveglio inizia però ad Austin, con Valentino nella parte di Checa o Edwards quando il primo pilota in Yamaha era lui: davanti il marziano che tira al limite, arrivando terzo; dietro, in difficoltà ed impacciato, l'umano. Pista problematica, si dice. E invece le cose non migliorano a Jerez, con Rossi quarto e ben staccato. In più ci si mette la sorte: prima una scivolata a Le Mans proprio nel peggior giorno di Lorenzo, addirittura settimo, poi il clamoroso incidente causato da Bautista al Mugello. La rincorsa al titolo, se mai era stata tentata, finisce già ai primi di giugno. Anche il 46 ha le sue colpe, prima fra tutte la qualific ain cui non riesce mai ad essere competitivo: prima pareva un problema di traffico (Losail), poi uno di formato (Austin), si è poi compresa la realtà: Rossi più degli altri ha difficoltà ad andare forte con la gomma nuova, a far segnare subito il giro veloce sia in prova che in gara, ad essere competitivo nella prima metà di gara. Problemi di fiducia con gomme e moto che non sono più come quelle su cui è cresciuto e ha vinto, dice qualcuno. Difficoltà di setup, dicono altri. Semplicemente l'età, per altri ancora. E forse è qui che si inizia ad incrinare il rapporto con Jeremy Burgess.
Una svolta arriva nel Gp di Olanda: dopo il quarto posto di Barcellona ed i test di Aragon che paiono aver risolto molti dei problemi di setup del Dottore, Lorenzo cade e lascia strada spianata a Valentino, che dopo 993 giorni torna alla vittoria. Tutto risolto, ora lotterò sempre per la vittoria, dice, ma le difficoltà continuano e òa fascia di capitano però la terrà un solo Gp: terzo dietro Marquez e Crutchlow al Sachsenring, Rossi è la prima Yamaha, terza, solo a Laguna Seca, dove subisce da Marquez un sorpasso proprio al "suo" Cavatappi.
La seconda parte di stagione è senza acuti, con un'infinità di quarti posti che diventano podi solo quando uno dei tre davanti non finisce la gara: quarto ad Indianapolis, quarto a Brno, quarto a Silverstone, quarto a Misano, terzo ad Aragon per la caduta di Pedrosa, quarto a Sepang, terzo a Phillip Island per la bandiera rossa a Marquez, sesto a Motegi dopo due lunghi, quarto a Valencia.
Il segnale che arriva a più riprese è chiaro: con i primi tre, Rossi non riesce a starci. Ad Indianapolis rischiava addirittura il sesto posto, prima che le gomme finite e la minor quantità di carburante nel serbatoio di dopo metà gara gli consentissero un'entusiasmante rimonta su Bautista e Crutchlow. A Brno e Silverstone l'italiano fa tutta la gara con Bautista e lo frega solo nel finale, stessa cosa ad Aragon e Phillip Island ma con anche Crutchlow in mezzo. Bruciano di più le gare di Misano e Sepang: nella prima Rossi fallisce clamorosamente, senza riuscire a tenere le Honda a loro volta letteralemente umiliate da Lorenzo nè ad onorare il Sic a cui aveva dedicato il casco. Sepang rispecchia invece il livello complessivo del 46: veloce quasi quanto i migliori, ma non abbastanza vicino: Rossi rimane attaccato per un po', il suo giro veloce è in linea con quello degli altri, ma perde progressivamente terreno.
Ambigui anche i segnali nelle ultime due gare: a Motegi Rossi tiene testa a Lorenzo per tre giri, poi va lungo due volte ed è costretto ad una rimonta che si femra al sesto posto. Infine Valencia: Lorenzo fa il bello e il cattivo tempo, prima tiene il gruppo compatto e poi scappa via, invece Rossi è sempre dietro, fatica e piega il solito Bautista, finendo comunque a 10 secondi dal compagno di squadra.
E quindi cosa dire? Non si può dire deludente una stagione di un pilota di 34 che dopo 2 stagioni di buio riagguanta la vittoria e giunge quarto in campionato. Il problema è che quando si palra di Valentino Rossi il discorso cambia sempre.