F1, Vettel come Rossi nel 2003?

25.09.2013 14:51

'Squadra che vince non si cambia', è questo il motto che ha accompagnato Vettel negli ultimi cinque anni in Red Bull durante i quali ha vinto tre mondiali ed ora, se tutto dovesse andare bene, i titoli in bacheca conquistati con la causa austriaca saliranno a quattro. Un ruolino impressionante quello che ha instaurato il tedesco che è stato in grado di battere colleghi più esperti del calibro di Alonso, Button, Hamilton o anche lo stesso Webber e ovviamente con l'arrivo dei successi le antipatie nei confronti del tre volte iridato non sono mancate. Il buon Seb è accusato da molti di essere molto competitivo grazie allo splendido lavoro che l'ingegnere Adrian Newe ha adottato sulla sua monoposto rendendola la migliore del Mondiale. Duri messaggi sono arrivati a Vettel sia a Monza che a Singapore dove in entrambi i casi, dopo aver dominato l'intera gara, durante la cerimonia del podio il pilota Red Bull è stato a lungo fischiato da pubblico. Ora riguardo al pubblico in Italia forse potevamo aspettarcelo visto che la maggior parte dei tifosi presenti erano della Ferrari ma a Singapore è scattato il campanello d'allarme: a quanto pare il pubblico del Circus nutre un astio nei confronti di Vettel visto che le sue vittorie secondo i contestatori sono in maggiorparte frutto del gioiellino che si ritrova tra le mani piuttosto che del talento del tedesco.
Una situazione analoga che si è ripetuta nel passato numerose volte, gli esempi più lampanti sono nel Motociclismo dove due leggende del calibro di Agostini e Rossi hanno abbandonato il loro 'cavallo vincente' per trasformare una moto tecnicamente inferiore in un una macchina da successi.

Il quindici volte campione del mondo nel lontano 1973 abbandonò la sua MV Agusta dopo aver vinto la bellezza si sette titoli mondiali in 500cc per lanciarsi in sella alla Yamaha con la quale vinse il suo ultimo titolo della carriera (il quindicesimo) nel 1975. Una dimostrazione di forza quella di Giacomo che fu ripetauta da Valentino Rossi agli albori del 2004. Il 'Dottore' era reduce da ben tre mondiali di fila con la Honda che nelle mani del pesarese era diventata la moto perfetta visti i risultati: 11 vittorie su 16 gare nel 2001 e nel 2002, 9 nel 2003, distacchi abissali e oltre la tripla cifra in classifica (2002 e 2003).

Difficile però continuare con la stessa moto specialmente se il tuo team ti condanna alla vittoria (non è il caso di Seb anzi il suo muretto lo sprona ad andare più piano per evitare danni ad un motore poco affidabile) e se vieni ricordato come colui che vince grazie ad un mezzo imbattibile, allora Valentino per il 2004 cambia tutto e accetta la scommessa Yamaha propostagli da Brivio; i risultato lo conosciamo tutti: quattro titoli mondiali e una bella rivincita nei confronti dei critici che sostenevano che fosse la moto a fare la differenza.
Morale della favola? Sta a Vettel prendere una decisione, il suo contratto scadrà la prossima stagione (dove tra l'altro torneranno i motori turbo) e dovrà scegliere se provare ad entrare nella legenda rischiando oppure di continuare con la casa che l'ha consacrato in quest'ultimo triennio.